Che magia l’Abruzzo! Un luogo rallentato dove potersi fermare un attimo, specialmente d’estate. Mi piace rincorrere le nuvole bianchissime nel cielo, sciacquarmi il viso alle fontane fredde, camminare nella pace dei boschi sotto le montagne per poi correre scalza nei campi morbidi di colori…
Oggi ho fatto tappa a Sulmona. Non l’avevo mai vista.
Centro principale della Valle Peligna, è nota per essere stata la città natale di Publio Ovidio Nasone ed, infatti, il nome del poeta riecheggia ovunque.
Sulmo mihi patria est, gelidis uberrimus undis.
Sulmona è la mia patria, ricchissima di gelide acque.
Nel Medioevo, per volontà di Federico II, fu sede del Giustizierato d’Abruzzo. Oggi è una piccola città che può regalarvi le sorprese degli scrigni di provincia.
Per prima cosa, mi sono messa in viaggio alla ricerca delle sue antiche porte.
La prima che ho inseguito, per ovvi motivi, è porta Napoli. Difendeva l’ingresso sud ed era posta sull’importante asse stradale di collegamento con Napoli, la capitale del Regno.
Molto belle anche porta S. Antonio Abate, che il terremoto del 1706 danneggiò facendola ribassare, e la porta Pacentrana, oggi visibilmente incorporata in fabbricati di proprietà privata.
Interessante anche la porta Filiamabili, quella meglio conservata tra le porte del primo circuito, che appare già menzionata in un documento risalente al 1196.
Non perdetevi la cattedrale di San Panfilo, il più antico tempio di Sulmona anche se largamente restaurata per calamità e devastazioni, ed il complesso dell’Annunziata, con la chiesa ed il palazzo. Oggi una parte del complesso è destinata ad Auditorium per l’attività della Camerata Musicale Sulmonese.
Autorevole nella sua elegante pietra bianca, la chiesa di Santa Maria della Tomba, edificata nell’XI sec. sopra le rovine di un tempio romano dedicato a Giove. La facciata è caratterizzata da un grande rosone e da un bel portale a sesto acuto con lo stemma della famiglia Aragona, che nel medioevo aveva il dominio su Sulmona.
Date anche uno sguardo alle numerose fontane e al maestoso acquedotto medievale, realizzato nel 1256 durante il regno di Re Manfredi di Svevia.
Prima di andare via non dimenticate di gustare i confetti di Pelino, azienda famosa in tutto il mondo, nata nel lontano 1783. Nei piani superiori che ne ricordano la storia è stato commovente, per me che sono una leopardiana doc, scorgere un piccolo cofanetto dove sono adagiati dei confetti bianchi, dal cuore di cannella, consumati dal tempo. Fu l’ultima gioia di Giacomo Leopardi, l’ultima delizia della gola offertagli da Paolina Ranieri il 13 giugno 1837.
“È conveniente che esistano gli dei, e, siccome è conveniente, lasciateci credere che esistano.”
Publio Ovidio Nasone