Era il 23 novembre 1980. Avevo solo nove anni ma ricordo quella manciata di secondi interminabili con estrema nitidezza. Noi bambini diventammo grandi quel giorno. Capimmo solo dopo cosa fosse realmente accaduto. Case, vie, scuole, chiese, palazzi erano stati scoperchiati, sventrati, sbudellati come sotto la violenza di una bomba. Conza della Campania, Sant’Angelo dei Lombardi, Lioni, Torella dei Lombardi, Teora, Laviano, Baronissi erano solo macerie e lacrime.
Era domenica e nella chiesa di Santa Maria Assunta a Balvano, in Basilicata, le vite di sessantasei bambini furono spezzate mentre ascoltavano la parola di Dio. Insieme a quelle di tanti altri parrocchiani.
A Napoli crollò un intero palazzo sui suoi cinquantadue abitanti. Un disastro. La furia del mostro era partita da sotto, da trenta chilometri sotto i piedi, dalle viscere della terra, travolgendo tutto ciò che incontrava sulla sua strada, dilaniando respiri, fatiche, amori, futuro, programmi di migliaia di anime.
Magnitudo 6,9 della scala Richter, appurarono dopo. Nei telegiornali in bianco e nero che andavano in onda, i ministri di turno partecipavano al lutto promettendo di riconsegnare in brevissimo tempo tutte le case ai senza tetto.
Si stava montando, come maionese sbattuta male e per questo di lì a poco impazzita, una delle più grandi menzogne del Mezzogiorno.
Anche in quell’occasione la sensibilità degli artisti fu scossa, ed ognuno provò a registrare l’evento a modo proprio.
Il noto gallerista napoletano Lucio Amelio (1931-1994) inventò la rassegna TERRAE MOTUS, che dal 1994 è parte della permanente d’arte contemporanea presso la Reggia di Caserta. “Una macchina per creare un terremoto continuo dell’anima” come lui stesso la definì, che vide coinvolti i maggiori artisti contemporanei, tra cui: Miquel Barcelò, Joseph Beuys, Tony Cragg, Keith Haring, Jannis Kounellis, Robert Mapplethorpe, Mario Merz, Mimmo Paladino, Michelangelo Pistoletto, Nino Longobardi, Robert Rauschenberg, Julian Schnabel, Emilio Vedova. E, naturalmente, l’amico Andy Warhol che realizzò la celebre opera con la prima pagina del Mattino: FATE PRESTO, cercando di richiamare l’attenzione e gli aiuti del mondo intero.